PROGETTO VIGNETO
Con un’espressione dialettale tipica dell’abbiatense e del magentino “Andare in campagna” si dice “Andà à la vigna”. Questo modo di dire giunto fino noi ed ancora adesso in uso nel linguaggio comune degli agricoltori di queste zone, evidenzia in maniera inequivocabile, forse più di tante ricerche storico-agronomiche, quanto rilevante sia stata la coltura della vite.
Le Notizie Storiche sulle tradizioni vitivinicole di questa striscia terra della Provincia di Milano a ridosso del Ticino sono numerose e di grande rilievo e saranno evidenziate negli allegati.
Nel 2002 è stato ristampato a cura dell’AIS (Associazione Italiana Sommeliers) uno dei primi trattati di enologia in lingua italiana datato 1564 scritto dal Vicario Generale dello Stato di Milano, Bartolomeo Taegio nel quale, tra i pochi vini citati famosi in tutta Italia , si parla a lungo di un vino prodotto a Robecco sul Naviglio( vedi allegato).
Non si può rimanere indifferenti nemmeno davanti alle mappe del Catasto Teresiano del 1756 dalle cui carte risulta che alcuni terreni del fondo agricolo “Caremma” venivano coltivati come “aratorio vitato” (vedi figura accanto, fonte: Archivio di Stato).
L’agricoltura fino ai primi del novecento era orientata soprattutto alla produzione di derrate alimentari per un autoconsumo locale o ad un consumo limitato ai territori limitrofi. Per questo motivo e anche per la rotazione agraria, le piante più coltivate erano diversificate compatibilmente alle esigenze dell’alimentazione e le caratteristiche pedo-climatiche e agronomiche del territorio: cereali e tuberi, fonte di carboidrati, latticini e leguminose, fonte di proteine, ma anche piante oleose come il ravizzone, la colza, e fibre vegetali come la canapa e il lino, da cui si estraeva sia l’olio che le fibre tessili. Non ultimo la coltivazione della vite per produrre una bevanda non tanto per il piacere del palato quanto come fonte energetica a immediata assimibilità (alcoli), disponibile per la stragrande maggioranza dei braccianti e della manodopera in genere.
E’ noto a tutti come, a causa di malattie importate dal Nuovo Mondo, la coltivazione della vite abbia subito un drastico ridimensionamento nella Pianura Padana e come in pochi anni questo problema sia stato risolto con l’utilizzo di portainnesti fillossera-resistenti.
In alcune fasce di pianura nel Nord Italia pedologicamente consimili alla nostra furono reimpiantate le vigne (Marca Trevigiana e alcune aree delle province di Venezia e di Pordenone e dell’Emilia) e ancora adesso sono tra le aree più produttive d’Italia. Tali zone non avevano alternative nella scelta dell’indirizzo produttivo ed hanno continuato nella coltivazione viticola. Per contro, nell’Abbiatense, dove già da secoli si era affermata una forte tradizione zootecnico-casearia, venne abbandonata la coltura della vite e l’allevamento della vacca da latte, allora più redditizio, divenne il suo indirizzo primario.
Il vino suggella l’incontro tra palato e luogo, tra ricerca di benessere e storia, arte, cultura.
Cascina Caremma già da diversi anni svolge una costante ricerca sulle tipologie e metodologie di coltivazione e allevamento strettamente in connessione con gli aspetti gastronomici locali ed ha messo a punto una serie di “laboratori didattici” dedicati alle trasformazioni dei prodotti agricoli: L’epopea del Maiale, Riso il dono degli Dei, la Festa del Pane. Completa questo viaggio attraverso le biotecnologie agro-alimentari e le tradizioni con una attività legata alla coltivazione della vite e alla trasformazione di uno degli alimenti che hanno fatto la storia e la cultura del nostro paese è una delle sfide più difficili che la Caremma vuole affrontare, ma le motivazioni sono così forti e così consequenziali di tutto un lavoro svolto con sacrificio, entusiasmo e dedizione che dover investire molte risorse sia economiche che umane di certo non ci spaventa.
E’ implicito che un obiettivo non secondario sia l’ottenimento di un prodotto di qualità destinato all’autoconsumo in azienda agrituristica e alla vendita limitatamente allo spaccio aziendale.
Certamente non possiamo nascondere che aggiungere un altro prodotto al “sogno dell’ autosufficienza alimentare” del ristoro agrituristico risulta un obiettivo esaltante, per un’azienda che già ora produce e trasforma più del 60-70 % di ciò che serve nei piatti delle proprie sale da pranzo.
Il concetto di “Polifunzionalità dell’Azienda Agricola“ mette in evidenza le straordinarie potenzialità del mondo agricolo nei confronti della salvaguardia, della valorizzazione e della fruizione delle aree rurali.
Le finalità di questo nostro progetto si inseriscono in maniera coerente con le indicazioni della Comunità Europea soprattutto nella prospettiva di un miglioramento paesaggistico ai fini dell’ecologia ambientale (biodiversità ) e dell’ uso sociale e didattico del territorio (cultura).
Nell’ottica di un’intelligente fruizione turistica delle nostre campagne il vino suggella l’incontro tra palato e luogo, tra ricerca di benessere e storia, arte, cultura.
STRUMENTI E METODI
Gli strumenti si sono sviluppati secondo due direzioni fondamentali strettamente connesse fra loro:
- la ricerca storica è stata affidata al Dr. Mario Comincini, storico locale e apprezzato studioso, nonche’ ispettore onorario della Sovrintendenza ai Beni artistici e storici il quale ha evidenziato, attraverso numerosi documenti, quanto la viticoltura fosse radicata nella nostra zona e , in particolar modo, a Besate.
- il supporto tecnico di AGER s.c. AGricoltura E Ricerca : AGER sc collabora da tempo con amministrazioni pubbliche, istituti di ricerca, consorzi di tutela e con singole realtà aziendali. In queste ultime realtà essa garantisce un’assistenza ai responsabili aziendali nella scelta della forma di allevamento da adottare, dei materiali da impiegare, dei fornitori da contattare, dei portinnesti, delle varietà e dei cloni da utilizzare. Nella nostra azienda ha portato la propria competenza ed esperienza anche in tutti i processi di trasformazione in cantina, tenendo presenti in modo complementare, innovazione e tradizione.
STRUTTURA DELL’IMPIANTO
La tradizione ci ha suggerito la coltivazione di tipo estensivo con il sistema di vite maritata alternata ad arativo con prose (tipo “piantata” ) larghe circa 5 m sulle quali è stata piantata la vite alternate a parcelle di terreno larghe circa 20-30 m , da coltivare a cereali, leguminose e ortaggi seguendo la rotazione già attuata dall’azienda.
Come tutori sono stati utilizzati pali in legno alternati a piante da sempre usate all’uopo in questa zona: acero, melo cotogno, albicocco, salice, ciliegio.
La distanza delle piante sulla fila adottata è di 80 cm per una densità di circa 6500 piante/Ha.
Questa ipotesi d’impianto è stata ovviamente verificata e approvata dagli istituti preposti coi quali stiamo lavorando al progetto